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RIARMO UE DA 800 MILIARDI – DALLA SARDEGNA PETIZIONE CONTRO “PROGETTO DI MORTE”

✅ "Investire quei soldi nelle scuole, nella sanità, nella ricerca"

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Di Redazione

CAGLIARI > E’ stata lanciata oggi dalla Sardegna una petizione on line contro il progetto per il riarmo in Europa.

 

La sottoscrizione è stata avviata su Change.org dall’ex parlamentare ed governatore sardo Mauro Pili e sta raccogliendo in poche ore già centinaia di consensi.

 

“Per preparare la pace, si lavora per la pace – scrive Pili nella relazione che accompagna la petizione on line – Sommessamente: pensare ai propri figli e alla propria terra è meglio di farsi ‘fregare’ dagli slogan di 1500 anni fa. Investite quei soldi nelle scuole, nella sanità, nella ricerca. No al piano da 800 miliardi di debiti per comprare morte”, è il messaggio che si vuole lanciare all’Europa.

 

Secondo Pili si è davanti a “un folle piano di morte per acquistare 800 miliardi di armi. Sostengono che l’Europa è in pericolo: un’affermazione stolta e ridicola, funzionale solo a tentare di giustificare nuovi affari bellici da consumare sulle tasche dei cittadini – attacca – Parlano di ‘deterrenza’, ovvero armarsi sino ai denti per ‘incutere’ timore all’ipotetico nemico: roba da trogloditi”.

 

“L’Italia, nella cui Costituzione c’è scritto espressamente che ‘Ripudia la guerra’, dovrebbe spendere, secondo questa follia europea, 60/70 miliardi in più rispetto ai 30 che già butta in inutili e ‘vecchi’ armamenti – sostiene – Ottanta/cento miliardi di spese militari all’anno per uno Stato che non può e non deve andare in guerra. Tutti nuovi debiti, tanto pagano i cittadini. Insomma, pur di regalare affari stratosferici agli amici delle industrie belliche, si sono inventati questa barzelletta che l’Europa è in pericolo, che rischia di essere attaccata da Putin”

 

“E poi, di questi ottocento miliardi di armi, cosa ne farebbero lor signori? – si chiede Pili – Le useranno contro la Russia oppure le consumeranno per bombardare, come già fanno, le splendide coste di Teulada, Quirra e Capo Frasca in Sardegna devastando, più di quanto hanno già fatto, il territorio sardo occupato dal 65% delle basi militari italiane e Nato”.

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