BRUXELLES > Sarà anche l’effetto Trump, ma il più grande gruppo politico all’interno del Parlamento europeo, il PPE, che voleva un Green deal che funzionasse per tutti con l’ambizioso progetto di ridurre la CO2 del 57% entro il 2030, sostenendo l’innovazione con importanti aiuti e premi monetari per le aziende che investivano in tecnologie green, ha cambiato idea.
L’aiuto concesso finora è stato importantissimo, con sforzi anche nel settore agricolo, mettendo a disposizione circa 450 milioni di euro, a dimostrazione che si voleva fare sul serio.
Ma ora è tutto cambiato.
Il PPE, guidato dal politico tedesco Manfred Weber ci ha ripensato e ha deciso di fare retromarcia e di bloccare le normative più leganti, le più vincolanti del Green deal.
A Berlino i leader del PPE hanno formalmente chiesto una sospensione di almeno 2 anni sui nuovi regolamenti comunitari su clima, sostenibilità ambientale ed anche sulla responsabilità aziendale, proponendo la loro applicabilità solamente sulle aziende di maggior dimensione.
Solo ora si sono accorti che alcune tasse, regolamentate dal Green deal, (vedasi quella del carbonio sulle importazioni), per come erano stata impostate, rischiavano di creare pesanti danni alle piccole e medie imprese (PMI).
Il Partito Popolare Europeo ha deciso di proporlo esclusivamente alle aziende con oltre 1.000 dipendenti e di rivedere parte degli obblighi, ma anche di delegare gli Stati membri a decidere autonomamente le tecnologie migliori da utilizzare sul territorio di competenza per il raggiungimento del proprio target ambientale.
Non più imposizioni, ma deleghe per raggiungere degli obiettivi reali.
Finalmente si sono resi conto che le politiche proposte ed approvate erano deleterie per le PMI, ossia per la maggior parte del tessuto produttivo europeo, ed italiano nel nostro caso.
C’è voluto del tempo, sarà anche per le note decisioni di Donald Trump sul clima, ma il PPE ha rivisto i suoi tempi e le modalità di attuazione per il rispetto ambientale per non causare una reale deindustrializzazione del continente europeo e per bloccare la crescita economica.
Sembra poco, ma è in atto un cambiamento epocale rispetto alla precedente visione di una politica verde del PPE, sino a ieri molto estremista e radicale.
L’Europa deve crescere e per rivitalizzarla, partendo dalla sua economia, serve meno burocrazia ma anche un più serio e sincero orientamento verso il mercato.
Cosa che gli altri già stavano facendo ma che a noi mancava.