NEWSARDE.IT Il quotidiano online della Sardegna

Logo Newsarde
Home Notizie Cultura La Madonna del Carmelo, o del Carmine, o “Su Cramu” (32)

La Madonna del Carmelo, o del Carmine, o “Su Cramu” (32)

Sardegna simbolica - Una rubrica dedicata alla spiritualità del popolo sardo

Madonna del Carmine

CONDIVIDI

Di Lorella Marietti

La Sardegna ha una particolare devozione per la madre di Gesù, tanto da aver ribattezzato nella propria lingua uno dei più antichi luoghi del culto mariano: è il caso del Carmelo, diventato in sardo “Su Cramu”, monte della Palestina a 30 chilometri da Nazaret, dove all’inizio del XIII secolo è nato il titolo “Beata Vergine del Monte Carmelo” insieme all’Ordine dei Monaci Carmelitani che si sono posti sotto la sua protezione.

 

Questi monaci continuarono ad affidarsi a lei anche quando l’invasione araba, dopo il 1230, li costrinse a lasciare il monte Carmelo e a fuggire dall’Oriente per stabilirsi in Europa. In Sardegna la devozione si diffuse dapprima a Cagliari e in seguito nel resto dell’isola.

 

Il titolo di Madonna del Carmelo è ricco di rimandi biblici: innanzitutto il Carmelo è il monte sul quale il profeta Elia contempla la «piccola nube» che salva la terra dall’aridità (I Libro dei Re 18, 44): per i cristiani è immagine profetica della Madonna che, con la nascita di Gesù, avrebbe dato vita e fecondità al mondo.

 

Già nel V secolo d. C. Crisippo di Gerusalemme saluta la Vergine Maria con queste parole: «Ave nuvola della pioggia che offre bevanda alle anime dei santi». Più tardi, un libro di pellegrinaggio scritto verso il 1220 testimonia: «Sul monte Carmelo vi è un luogo delizioso, in cui vivono eremiti latini, che si chiamano frati del Carmelo. Vi è una piccola chiesa dedicata alla Beata Vergine». E nel 1245 Giovanni de la Rochelle, teologo francescano, scrive: «Che cosa farà dunque l’anima arida? Ricorra in fretta a Maria, perché ella, come una nube, invierà la pioggia» (Pro manuscripto, 10).

 

Nella Sacra Scrittura, poi, il monte Carmelo è nominato più volte per la sua bellezza e gli antichi Padri vi hanno visto un’allegoria della Madonna a cui «è stata data la bellezza del Carmelo» (Isaia 35,2), paragone ripreso nel Cantico dei Cantici 7,5 dove lo sposo dice alla sposa: «la tua testa è bella come il Carmelo». La venuta di Gesù per il tramite di Maria è stata intravista pure nelle parole del profeta Geremia: «Per la mia vita – dice il re il cui nome è Signore degli eserciti – uno verrà, simile al Tabor fra le montagne, come il Carmelo presso il mare» (46,18). Se infatti il Carmelo rimanda a Maria, il Tabor è il monte della trasfigurazione di Cristo che mostra la sua gloria divina (Matteo 17,1-8; Marco 9,2-8 e Luca 9,28-36).

 

Chiese sparse in tutto il mondo sono oggi dedicate alla Madonna del Carmelo e questa devozione si è diffusa ben oltre l’Ordine dei Carmelitani e delle Carmelitane, tanto che la festa del Carmelo è stata inserita nel Calendario liturgico della Chiesa, dove è stata fissata il 16 luglio.

 

Secondo la tradizione questo è il giorno in cui, nel 1251, la Madonna con il Bambino in braccio è apparsa al primo padre generale dell’Ordine del Carmelo, Simone Stock, per donargli il privilegio dello scapolare, detto popolarmente “l’abitino della Madonna”: chi lo porterà come impegno concreto a imitare le virtù di Maria, non soffrirà il fuoco eterno quando morirà e inoltre sarà liberato dalle pene del Purgatorio il primo sabato dopo la morte, dal momento che il sabato è il giorno dedicato a Maria.

 

Questo privilegio vale non solo per l’Ordine Carmelitano ma per tutti coloro che vogliono seguire lo stesso cammino devozionale, ricevendo per le mani di un sacerdote lo scapolare in forma ridotta – cioè due pezzi di stoffa del colore dell’abito dell’Ordine con l’effigie  di Gesù e Maria, riuniti da due nastri – “consacrandosi” spiritualmente alla Madonna del Carmelo con il Bambino.

 

A Cagliari risale al 1580 la più antica attestazione scritta della presenza dei Carmelitani e della loro devozione mariana, come riporta Giovanni Francesco Fara nell’opera De Chorographia Sardiniae, ma secondo altri storici come lo Scano, l’Angius, il Martini e il Pintor l’arrivo dei Carmelitani nel cagliaritano sarebbe stato antecedente.

 

Nel 1608 sarebbe stata edificata la cappella della chiesa cagliaritana dove è custodita la statua della Madonna del Carmine, che tiene nella mano destra lo scapolare e nella mano sinistra il figlio Gesù. La cappella sarebbe stata eretta per volere di un componente della famiglia Ripoli di Neoneli (Oristano) come ringraziamento a Maria per essere scampato a un naufragio.

 

Secondo la tradizione la statua sarebbe stata scolpita verso il 1200 – su un tronco di cedro del Libano – da alcuni monaci del monte Carmelo per offrirla al Pontefice Innocenzo III, che successivamente l’avrebbe donata alla città di Cagliari.

 

Il vestito è stato ricavato da un abito di Maria Cristina di Savoia, sposa del futuro re Carlo Felice, ed è interamente ricoperto da preziosi ex voto: oggetti d’oro offerti alla Vergine del Carmelo dalle più ricche famiglie gentilizie della Sardegna per ricordare le grazie ricevute, come l’aquila d’oro tempestata di smeraldi, rubini e perle donata dalla regina di Spagna Marianna d’Austria e appesa all’abito della Madonna dal marchese di Camarassa, vicerè di Sardegna, il 15 luglio del 1668 alla vigilia della festa del Carmelo.

 

Da Cagliari la devozione si spostò in tutta la Sardegna, dove ancora oggi vi sono numerose chiese dedicate alla Madonna del Carmelo un po’ ovunque, da Dorgali a Borore, da Desulo a Ghilarza, da Suelli a Cuglieri, da Assemini ad Alghero, da Bosa a Ittiri, e molti altri paesi.

«Il Carmelo è totalmente mariano» ebbe a dire papa Leone XIII.

E anche pienamente sardo.

 

 

Immagine: Statua della Madonna del Carmine con il Bambino, nella chiesa di Cagliari a lei intitolata, fonte: pagina Facebook Parrocchia N.S. del Carmine.

CONDIVIDI

Cerca

Articoli recenti