NUORO > “Quaderno di versi controverso” (edizioni Kimerik, 146 pagine) è la nuova raccolta del poeta nuorese Gianni Manca, tra i più prolifici degli autori sardi e non solo, già noto per diverse sue opere.
Stavolta, dopo tante sperimentazioni anche in sardo e spagnolo, il libro è un’antologia di sole poesie concepite e scritte in italiano.
«La definizione di “versi controverso” suggella varie sfumature – si legge nel retro di copertina (illustrata dal maestro Mario Adolfi) –: tra queste è palese, pur non unica, l’evidenza di un fecondo conflitto interiore, un dirsi e contraddirsi insistentemente riproposto e sanato, un andirivieni tra polarità opposte di felicità e dolore, speranza e disincanto, purezza e scompiglio, quiete e tumulto, con grande ricchezza e creatività espressiva e lessicale».
«Il riferimento costante è del tutto esplicito, un “tu” amoroso, figura femminile interlocutrice cui il poeta si rivolge ed esprime i propri sentimenti più radicati, ma che potrebbe anche costituire uno specchio, alter ego dell’autore stesso, che parla in questa forma alla propria anima».
A firmare l’introduzione al nuovo libro di Gianni Manca è Stefano Valentini, direttore responsabile della rivista “La nuova tribuna letteraria”. La postfazione, invece, è di Venturella Frogheri, insegnante di Latino e Greco al liceo classico “Asproni” di Nuoro.
«Il paesaggio emotivo – si legge ancora nel retro della copertina del volume – s’intreccia e trasfonde in ambienti e scenari naturalistici, terrestri e marini, non meno che in quelli intimi e governati dal sentimento. È una poesia, quella di Gianni Manca, che nasce dall’esperienza per ambire al cielo, dove gli istanti appaiono “interminabili” in quanto proiettati sulla tela dell’infinito, così come è senza limite lo spazio di un amore che ambisce a stagliarsi “al di là del tempo”, vincendo la finitezza.
Gianni Manca nasce a Nuoro, nel cuore della Barbagia. È legato alla sua terra da un amore incondizionato, ama appuntare in un quaderno le sue emozioni, quello che percepisce nei momenti più intimi; affida a un foglio bianco i suoi pensieri, è restio a svelarli con la voce; preferisce, infatti, che siano gli altri a scoprirli, attraverso la lettura di quanto da lui annotato.
Ha iniziato a scrivere che era poco più che un bambino, la poesia gli dava un senso di serenità, aveva circa 12 anni quando leggeva Neruda, Machado Jimenez, Prévert, Baudelaire, lo entusiasmava quella maniera di scrivere le emozioni, sognava di poterli emulare, intanto riempiva pagine di versi un po’ infantili.
I suoi sono versi sciolti, liberi da regole, immediati, sorretti da una musicalità non costruita, bensì generata dal messaggio stesso, contenuto nel suo pensiero e nel pathos che lo attraversa. Metafore, sinestesie, analogie, ossimori, consonanze, allegorie, non sono mai frutto di una scelta consapevole, bensì solo risposta alla pressione del magma incandescente di sentimenti e pensieri che gli ribolle nell’anima. Ansioso di farsi parola, Gianni Manca è quello che scrive, non indossa maschere, non finge di possedere doti e cultura da intellettuale impegnato; è un uomo schietto che ama cantare poesia, con il desiderio e la speranza di poter contagiare la società con i suoi versi.
Nella sua poesia cerca di cogliere le sfumature più intime della gente, si intenerisce quando parla d’amore, e si arrabbia quando pensa a quello che questo nostro mondo ci porge quasi ogni giorno in piatti carichi di tristezze, di nefandezze e d’ingiustizia.
A 15 anni il mare lo attirava, nonostante non lo avesse mai visto prima, così si ritrovò a navigare, conoscendo cose e posti nuovi, tutto sembrava magico e gli piaceva confrontarsi con questa realtà, che gli entrava dentro l’anima. La gente, i colori, gli odori, tutto questo era diventato parte integrante di lui. All’inizio degli anni Settanta azzardò le prime pubblicazioni, la prima raccolta di poesie giovanili nel ‘73 e Una penna fra le nuvole nel ‘74.
Poi l’oblio, qualche decennio senza scrivere più niente, nel 2013 ci riprova ancora con una silloge che vede la luce quasi in sordina, Danza sul Pentagramma: in questo periodo la sua voglia di poesia si fa più forte e pubblica, nel 2015, Viaggio attraverso i pensieri. Con questo libro viene segnalato al merito nel “Memorial Melania Rea” e ottiene un diploma d’onore al concorso “Versi d’Agosto”. Così, nel 2016 pubblica Tra le mani e le spine, venendo segnalato, anche con questa silloge, con un diploma al merito.
Nel 2018 rende pubblico Il canto della Crisalide, conquistando il secondo posto al “Premio Nazionale Leandro Polverini”.
Nel 2019 esce Una strada tra la mente e il cielo e nel 2021 pubblica tre libri, di cui uno di poesia, Elegia crepuscolare, con cui gli viene assegnato il primo posto al “Premio Nazionale Leandro Polverini”; nel novembre dello stesso anno pubblica un glossario di parole parlate nella lingua nuorese arcaica e la traduzione in lingua arcaica del capolavoro di Grazia Deledda Canne al vento.
Nel 2023 vede la luce La Madre di Grazia Deledda, sempre tradotta in nuorese antico, nel 2024 la traduzione di Marianna Sirca sempre di Grazia Deledda. Quaderno di Versi Controverso è la sua ultima silloge.
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