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AMBIENTE – Il nucleare di ultima generazione non spaventa come in passato

✅ Vera fonte energetica del futuro, ma pochi conoscono e valutano gli utilizzi in questa transizione energetica

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Di Salvatore Loriga

Molti sono rimasti ancora a parlare di energia nucleare, pensando alla sola fissione e spesso confondendola con la fusione.
Però il vecchio nucleare, molto pericoloso, vietato e dismesso in Italia, si basa sulla fissione, processo nel quale un nucleo pesante si scinde in due più piccoli, che produce tanta energia e contemporaneamente rilascia anche tanti prodotti radioattivi.

 

Scarti che hanno tempi di decadimento lunghissimi, durante i quali devono essere, per la sicurezza ambientale e la nostra, immagazzinati in depositi sotterranei, inerti e geologicamente stabili, per migliaia di anni.

 

Con un evidente lascito alle generazioni future estremamente pericoloso.

 

Invece con la fusione nucleare, processo analogo a quello che avviene nel sole e nelle stelle, con l’unione di due nuclei, normalmente il Deuterio ed il Trizio, si riesce ad ottenere energia pulita, un neutrone ed Elio, un gas leggero ed inerte.
Quello che si usa nei palloncini, per intenderci.

 

Deuterio, isotopo dell’Idrogeno, che si trova normalmente in natura ed esattamente nell’acqua marina, per cui facilissimo da reperire.

 

Invece il Trizio, che non esiste in natura, si ottiene direttamente nel reattore partendo dal Litio, che è invece abbondantemente presente nelle rocce.

 

Per rendere chiari alcuni concetti, basti pensare che un grammo di Deuterio si trova in 30 litri d’acqua marina e, se sottoposto alla fusione, riesce a produrre una quantità di energia paragonabile a quella che si otterrebbe bruciando 30 tonnellate di carbone.

 

Ossia abbiamo a che fare, grazie alla diffusione delle materie prime che la generano, con una energia praticamente illimitata.

 

Però la difficoltà nel produrla è nel reattore, con una strada che sembra essere ancora molto lunga, anche se si è iniziato a percorrerla già dal 1950, con il tokamak.

 

Acronimo russo, perché è da li che parte tutto, che sta per “camera toroidale con spire magnetiche”, ossia a forma di ciambella, dove il plasma, normalmente di idrogeno, con altissime temperature e a bassa pressione, viene mantenuto tutto coeso ma lontano dalle pareti interne, grazie a un campo magnetico generato da elettromagneti posti esterni alla camera.

 

E’ evidente che il problema è proprio il contenitore, che deve essere in grado di resistere a temperature estreme, dell’ordine di 100 milioni °C ed oltre.

 

Ecco perché gli scienziati stanno studiando e sperimentando nuovi rivestimenti delle pareti interne, come il litio liquido o superconduttori ad alta temperatura o a confinamento magnetico, che è quello più utilizzato.

 

Il tutto per confinare il plasma ed evitare che tocchi le pareti, che non reggerebbero a queste temperature, sempre accompagnato da altissime pressioni.

 

E’ evidente che i tempi saranno indubbiamente ancora lunghi, ma la ricerca sta facendo passi da gigante e l’Italia non è rimasta a guardare.

 

Sta, sia con propri tecnici che con finanziamenti, partecipando attivamente all’ambizioso progetto internazionale da 22 miliardi di dollari dell’ITER, che si baserà sempre sul confinamento magnetico, in costruzione a Cadarache in Francia, e che dovrebbe raggiungere la piena energia magnetica nel 2039 con la fase operativadeuterio-trizio nel 2039.

 

Ora il futuro, per la produzione di energia pulita, è in mano a scienziati quali fisici e ingegneri, e si spera che, in questo periodo di transizione energetica, si arrivi a risultati positivi e validi per tutti noi, nel più breve tempo possibile.

 

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